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Il 23 maggio 1992, esattamente 28 anni fa , la strage di Capaci, un orrendo attentato di stampo mafioso, privò l'Italia intera del Giudice antimafia Giovanni Falcone. Insieme a lui persero la vita la moglie, Francesca Morvillo, e i tre agenti della scorta. 

L'elenco delle vittime della mafia è lungo. Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Piersanti Mattarella, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pio La Torre, Peppino Impastato...e tanti altri ancora. Uomini giusti e fieri che hanno lottato e creduto nella forza dello Stato.

Dalla strage di Capaci ogni anno a Palermo si ricorda questo giorno e si ringraziano le vittime della mafia con cortei e manifestazioni e con la partenza della Nave della Legalità, oggi trasformata in Ospedale per malati Covid.

In tempi di Coronavirus tutto questo non è stato possibile. Le piazze e i cortei sono stati sostituiti da lenzuola bianche appese a finestre e balconi. Troppo poche di queste lenzuola abbiamo visto ai balconi delle nostre case.

Le stragi come Capaci e gli efferati omicidi di mafia ci costringono ad ammettere che la mafia esiste, eccome.

Mafia sono gli occhi che non vedono, le orecchie che non sentono, le bocche che non parlano.

Mafia è l'assenza delle istituzioni, sono gli appalti truccati,  i controlli non fatti, sono i politici che antepongono gli interessi personali (economici e di potere) agli interessi dei cittadini, sono gli uomini giusti lasciati soli a combatterla, la mafia è un terribile pericolo per la democrazia.

Ma, come ebbe a dire Giovanni Falcone: "La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle isituzioni."